Simone Verdi resiste alla corte del Napoli e rimane al Bologna. Una scelta per molti versi incomprensibile, ma per niente nuova se pensiamo al passato e alle offerte di trasferimento che avrebbero potuto stravolgere la carriera di tanti giocatori della Serie A. Scelte di cuore, scelte di minutaggio che non verrebbe garantito dai nuovi allenatori, scelte di vita. L'attaccante bolognese è solo l'ultimo a rifiutare una squadra che vive senza dubbio un periodo storico migliore della società che detiene il cartellino al momento dell'offerta, e in un'era dove le offerte multimilionare sono all'ordine del giorno, dove la rincorsa allo stipendio porta calciatori ad accettare offerte in America o Cina anche in condizioni di forma per poter competere in Europa, rende comprensibile lo stupore su rifiuti che un tempo avvenivano invece nella normalità più totale.
Antonio Di Natale è uno di quei giocatori di questa lista. L'attaccante divenuto simbolo di Udine è stato più volte accostato alla Juventus nei suoi anni di maggior presenza nelle parti alte della classifica marcatori, e la corte dei bianconeri di Torino fu effettivamente serrata per assicurarsi un giocatore che con Del Piero avrebbe potuto costituire quella staffetta ideale per competere in tutte le competizioni. Ma l'amore di Totò per la sua città adottiva, quella città del nord così differente dalla sua Napoli, portò il giocatore a rifiutare un salario maggiore, un blasone che avrebbe giovato alla sua carriera, la sicurezza di portare a casa quelle medaglie e quei trofei che una squadra come l'Udinese era difficile gli potesse garantire. Antonio Di Natale ha chiuso la sua carriera con l'Udinese mettendo a referto 227 gol in 446 gare, giocando con quei colori per 12 lunghi anni.
Rifiutare la Juventus non è mai una scelta semplice. La squadra regina di vittorie nel massimo campionato di Serie A ha comunque dovuto fare i conti, ormai tanti anni fa, ad un rifiuto eccellente come quello di Gigi Riva ai tempi dello scudetto con il Cagliari. Il marcatore primatista della nazionale italiana rifiutò la corte della squadra di Agnelli negli anni magici della squadra sarda, negli anni in cui l'attaccante italiano doveva essere marcato da almeno 3 difensori per poter essere fermato. Erano altri tempi, ma già allora le differenze di salario erano enormi tra una squadra come quella rossoblù e la squadra di Torino, e su questo faceva leva l'offerta Juventina. Ma l'adozione di una calda terra come quella sarda, l'amore e la gratitudine verso un popolo intero portò Rombo di Tuono a rimanere in Sardegna e continuare la sua esperienza in quella squadra che portò all'incredibile scudetto dell'annata 1969/1970.
Altri tempi. Salari imparagonabili a quelli odierni, che rimangono comunque imparagonabili anche al salario medio di un giocatore europeo dei primi anni 2000. Erano gli anni in cui Francesco Totti deliziava l'Italia e il mondo intero con la sua classe e i suoi colpi di genio, tanto da attirare l'attenzione di una squadra a cui per chiunque rimane impossibile dire di no: il Real Madrid. I blancos dei primi anni 2000 erano l'ambizione di qualsiasi giocatore, la squadra stellare che risultava il punto di arrivo di qualsiasi sportivo che calciasse un pallone in un rettangolo di gioco. Non per Francesco Totti, romano fino al midollo, giallorosso dalla nascita, capitano di quella squadra che ha sempre tifato e per cui lui rappresentava un simbolo e un'icona. Il rifiuto al Real Madrid significa rifiutare palcoscenici enormi, trofei obiettivamente irraggiungibili dalla squadra della capitale, e quel Pallone d'Oro che avrebbe rappresentato un riconoscimento al suo enorme talento. Quel talento che ha dedicato alla squadra del suo cuore per l'intera carriera, e per cui viene riconosciuto assieme a Maldini, Del Piero e Javier Zanetti l'eterno capitano e l'eterna bandiera di un calcio che difficilmente rivedremo.
Simone Verdi ha scelto di rifiutare il Napoli, ma possiamo parlare di una scelta scellerata? Rimanere a Bologna piuttosto che giocarsi lo scudetto e l'Europa League con i campani possiamo considerarla una scelta incredibile? Si, probabile, ma certe scelte ci sono sempre state e ci saranno ancora.
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