Non era mai successo nella storia, la mancata qualificazione a un mondiale per ben due volte di seguito è un evento storico che nessuno di noi voleva, ma dobbiamo guardare in faccia la verità e purtroppo è toccato a noi. Ora dobbiamo rialzarci, dare un veloce sguardo al passato che servirà a programmare al meglio il futuro. Da dove dobbiamo ripartire? Cosa abbiamo fatto di sbagliato? Cosa dobbiamo cambiare? Sono tutte domande difficili da rispondere ora come ora, ma dopo un nottata in bianco e aver analizzato le parole degli azzurri, vorrei esporre la mia personale e umile opinione su questa tragedia.
Durante le interviste di ieri ho sentito molto la parola “finalizzazione” e “creatività”, caratteristiche che secondo molti sono mancate dopo la fine dell’Europeo. Permettetemi di essere pienamente d’accordo, è un dato statistico che ci sia mancato il gol, quella voglia di spingere la palla dentro e esultare. Doveva esserci Balotelli al posto di Immobile? Serviva Scamacca? Beh questo non è di nostra competenza, solo il mister Mancini sa chi è al meglio, ma su una cosa siamo tutti d’accordo, manca una punta di riferimento alla quale affidarci negli ultimi metri.
Altro topico sul quale c’è sempre molto da discutere è quello che riguarda i giovani e i vari settori che tutelano il loro percorso di formazione. Si stanno facendo le cose giuste? Viene dedicato del tempo anche a questo settore o andrebbe fatta un’inversione maggiore? Beh sinceramente pensavo, e continuo a pensarlo, che le cose da qualche anno a questa parte si stiano facendo meglio. Abbiamo tanti giovani su cui contare che sono emersi durante gli ultimi anni, ragazzi come Chiesa, Scamacca, Zaniolo e molti altri. Abbiamo tra le mani dei gioielli che dobbiamo solo scolpire, è da loro che passa il futuro e il presente ed è per questo che dobbiamo iniziare a contare di più su di loro. Mi viene in mente la Spagna che ormai da anni sforna talenti su talenti. Ultimamente abbiamo visto come Pedri o Gavi, ragazzini di 17 e 19 anni, abbiamo preso in mano la situazione diventando protagonisti assoluti sia con la loro squadra, sia con la loro nazione. Perché i nostri non spiccano così come il resto? A questo domanda ho la risposta che secondo me è alla base di tutto. Il calcio italiano è indietro sotto molto aspetti, e vuoi o no finisce per ripercuotere anche sul campo, sul calcio giocato. Cosa intendo con questo? Ve lo spiego subito.
Gli stadi. Gli stadi in Italia sono gli unici che non hanno un progetto moderno, sono gli stessi da sempre, e se la società decide di riformare il luogo che ospita ogni domenica lo spettacolo, ci vogliono anni e anni, com’è il caso della Fiorentina.
Le squadre italiane possono competere solo a livello nazionale. Quando ci trovano a dover affrontare squadre inglesi, tedesche o spagnole la sensazione è quella di aver già perso in partenza partendo sempre come sfavoriti. Molto spesso non è solo una sensazione ma una realtà. L’ultima Champions League vinta da una italiana è stato nel 2010 con l’Inter di Mou. Da quel momento vuoto totale, solo la Juventus ci è andata vicina, ma come si suol dire “vicino conta solo a bocce”.
I giovani che spaccano sono tutti stranieri. L’ultimo bomber che sta facendo impazzire tutta l’Europa è Vlahovic, giocatore serbo cresciuto calcisticamente parlando alla fiorentina. Dopo aver fatto una stagione da vero bomber lo ha acquistato la Juventus per parecchi milioni, pur avendo Kean in squadra. Perché Vlahovic riesce a sfondare e Kean no? Questo è un caso come tanti altri dove il giocatore italiano viene atleticamente parlando superato. Sarà perché siamo inferiori a livello calcistico? Non penso proprio sia questo il punto ma sicuramente qualcosa dobbiamo fare. E voi cosa ne pensate? Fatemelo sapere giù con un commento e ci vediamo nel prossimo blog.