Il 4 Maggio 1949 è una data che ogni appassionato di calcio conosce sia in Italia che all'Estero, tragica giornata in cui l'aereo del Grande Torino si schiantò contro la collina di Superga. 18 giocatori, 3 dirigenti, 3 tecnici e 3 giornalisti persero la vita assieme ai 4 elementi dell'equipaggio, in un incidente che segnò la fine del Torino e della squadra che negli anni 40 dominava nel campionato italiano e che costituiva la colonna portante della nazionale azzurra.
Il Grande Torino e l'amichevole con il Benfica
Il Torino degli anni 40 è storia scritta su qualsiasi almanacco riguardante il calcio italiano. Era la squadra che in quel decennio fu capace di aggiudicarsi cinque scudetti in fila tra il 1943 e il 1949, lasso di tempo in cui vanno considerati i due anni di pausa per la Seconda Guerra Mondiale. È la squadra che detiene tutt'oggi il record di gol segnati in un singolo campionato, 125 nella stagione 1947/1948 con una media di tre gol a partita, e il record di partite casalinghe consecutive senza perdere con 88 gare a referto con una vittoria o un pareggio. Era la società che portava più giocatori alla nazionale italiana di quegli anni, con Valentino Mazzola capitano. Ed è proprio Mazzola che conobbe l'allora capitano del Benfica e della nazionale portoghese Francisco Ferreira, con cui nacque un rapporto di profonda amicizia e rispetto reciproco.
Per questa amicizia il Torino fu la squadra invitata a partecipare alla partita organizzata come omaggio sportivo al capitano della squadra portoghese, in una amichevole disputata allo Stadio Nazionale di Lisbona il 3 Maggio 1949. I granata si recarono in terra lusitana lasciando in Italia il difensore Sauro Tomà e il secondo portiere Renato Gandolfi, così come non prese parte alla trasferta il presidente Ferruccio Novo. La gara si concluse con la vittoria del Benfica con il risultato finale di 4-3, davanti ad un pubblico che si era riunito per l'occasione occupando tutti i posti disponibili nelle tribune.
Il rientro in Italia e l'incidente di Superga
Il 4 Maggio il viaggio di ritorno parte dall'areoporto di Lisbona alle 9:40 per fare scalo a Barcellona alle 13. Il comandante Pierluigi Meroni riprende la rotta per l'areoporto di Torino alle 14:50, e alle 17 l'equipaggio riceve la situazione meteo dello scalo di arrivo: nubi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche e visibilità orizzontale di soli 40 metri. Pochi minuti più tardi quell'aereo che trasportava la squadra granata si ritrova davanti alla collina di Superga invece che allineata alla pista di atterraggio dell'areoporto, la scarsa visibilità non lascia il tempo al comandante di virare e il velivolo si schianta al suolo. Tutti i passeggeri perdono la vita, saranno 31 le vittime dell'incidente: 4 membri dell'equipaggio e 27 passeggeri.
Lo shock internazionale e l'istituzione della Giornata Mondiale del Calcio
L'episodio raggiunge subito l'intera stampa di ogni parte del pianeta. La squadra di calcio più forte d'Italia e del Mondo vide il proprio epilogo sopraggiungere non per demeriti sportivi, ma per qualcosa di più grande e impronosticabile come un incidente aereo. Il Grande Torino veniva fermato dalla morte, da un evento che non aveva rimedio, da un incidente che scosse lo sport e la vita di tutti. Lo shock fu tale che nell'anno successivo la nazionale italiana si recò al mondiale in Brasile in nave. Nel 2015 la FIFA ha istituito questa data come la Giornata Mondiale del Giuoco del calcio, in memoria proprio della tragedia di Superga. È famosa la citazione di Indro Montanelli riguardo la dipartita della squadra che in quegli anni incantò tutti gli appasionati di calcio, che diceva "Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta".
Il 4 Maggio 1949 finiva la storia del Grande Torino e iniziava un calcio diverso, un calcio a cui mancava un pezzo, un calcio a cui veniva tolta la pietra più preziosa.