In molti si sono chiesti se le nuove Predator siano
davvero un cambio di generazione, o se sia solo una mossa strategica
da parte della marca tedesca per spingere ad acquistare qualcosa di
apparentemente nuovo. Beh, non si può propriamente chiamare salto di
generazione, in quanto i cambiamenti non sono eccessivi, possiamo
definirlo un re-styling, un cambio non troppo eccessivo che mantiene
la vera essenza dello scarpino. Vediamo oggi quindi quali sono le
vere differenze tra una e l’altra ma sopratutto se sia stato
necessario questo cambio da parte di adidas.
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Predator Mutator 20+ VS Predator Frak+
Procediamo quindi ad analizzare la prima differenza, cambiamento che possiamo vedere fin da subito e sicuramente è il dettaglio che impatta di più a prima vista. Notiamo una sostanziale differenza nella forma della scarpa da calcio , sopratutto nella parte superiore, nella zona dove inseriamo il piede. Questa volta il “calzino” assume gran parte del protagonismo dello scarpino. Adidas ha voluto ridisegnare il collarino e dargli una estetica molto più aggressiva rispetto a quello delle generazione precedente. Il cambiamento non è solo a livello estetico, ma anche a livello funzionale in quanto anche la forma è diversa, vediamo difatti due zone, una posteriore, che va poi a definire il tallone, e una parte anteriore. Queste due zone fanno si che il piede possa entrare in maniera più semplice e ci sia una pizzico di elasticità in più.
Passiamo ora a un altro dettaglio che cambia e ho trovato molto interessante. Come sapete l’elemento che caratterizza più di tutti Predator è il Predator Element, dei rilievi in gomma che danno un grip assurdo allo scarpino. In questa nuova generazione vediamo vari cambi di questo elemento, sopratutto a livello numerico e di disposizione. La marca tedesca ci racconta come abbia deciso di diminuire il numero di questi spunzoni, passando da averne 406 nelle Predator Mutator a 225 nelle nuove Predator Freak+. Anche la disposizione viene modificata, nella nuova generazione troviamo il Predator Element anche sulla zona centrale dello scarpino, sul collo piede. Adidas ha quindi disposto i rilievi nelle zone più strategiche e che più entrano in contatto con il pallone, per aumentare le ottime sensazioni che già avevamo in vecchi modelli.
Dopo aver parlato di Predator Element e del nuovo collarino possiamo dire di aver analizzato i grossi cambi di adidas Predator Freak+ rispetto alla generazione precedente. Tutto il resto rimane identico o quasi, come la suola che non viene modificata affatto e rimane invariata. Modificare qualcosa di già perfetto è difficile e quindi le menti creative di adidas hanno deciso di lasciare così com’è la suola che tanto piace a giocatori di taglia mondiale come Koke o Pogba. Vediamo quindi la solita placca anteriore e quella posteriore, con tacchetti aggressivi al punto giusto.
Il marchio tedesco ci ha portato un nuovo scarpino, ma si può veramente definire come “nuova generazione”? Beh, sinceramente mi sembrerebbe un po' azzardato usare questo termine in quanto non sono troppo gli elementi che cambiano e alla fin fine le sensazioni in campo sono simili. Capiamo come adidas stia cercando di perfezionare e attualizzare un prodotto che, da anni ha portato grandi gioie sia alla marca tedesca che ha cloro che lo hanno utilizzato.
Concludo il blog esponendo le mie sensazioni, sincerandomi con voi. Penso che adidas abbia voluto mettere sul mercato qualcosa di innovativo ma non troppo, qualcosa che cambi ma che allo sesso tempo mantenga l’essenza del prodotto, e che questa mossa di mercato sia stata giusta, in quanto vediamo qualcosa che migliora ma mantiene le fondamenta di qualcosa di molto grosso.